Sì è sempre fatto un gran parlare della violenza gratuita dei videogiochi da che ho memoria, poiché anch’essi in quanto prodotti culturali sono soggetti ad una attenta e rigida censura. Nel 2003 venne fondato il Pan European Game Information conosciuto comunemente come PEGI, un sistema di classificazione che indica le fasce di età appropriate all’utilizzo di un videogame e gli eventuali contenuti espliciti presenti in esso.
Il PEGI oggi opera in 32 nazioni europee più Sudafrica ed Israele. Non è sempre stato cosi però. C’era un tempo in cui ogni gioco veniva sottoposto ad una commissione che ne stabiliva l’idoneità e, quando questo non avveniva, i titoli in questione venivano letteralmente manipolati e stravolti in alcuni casi. Venivano tagliati i filmati troppo cruenti come avvenne per qualche sequenza di Resident Evil, venivano chiusi i rubinetti del sangue come accadde per Wolfestein 3D per Super Nintendo. Ancora più lunga è la lista di titoli che hanno suscitato l’indignazione e lo sgomento di figure politiche che a loro volta hanno condotto delle vere e proprie campagne contro la pubblicazione di questi giochi, ritardandone inevitabilmente l’uscita.
Mai nessuno però aveva dato da discutere tanto da finire in parlamento come accadde al mitico Carmageddon, che vide il ritiro immediato di tutte le sue copie dal mercato. Ma ve l’immaginate 900 parlamentari in giacca e cravatta a disquisire delle vicende dell’esimio signor Max Damage? Vi confesso che avrei voluto esserci.
Veniamo adesso al titolo in questione, del quale si può parlar poco ma solo bene a mio parere. Carmageddon era un gioco semplice ma allo stesso tempo innovativo. Sviluppato da Stainless Game e pubblicato da Interplay e Sales Curve Interactive nel lontanissimo 1997 per PC MS-DOS, si tratta di un destrucion derby con una significativa nota di gore. Lo scopo del gioco era semplice: vincere tutte le gare disponibili. Per farlo si poteva agire in 3 diversi modi: si potevano distruggere tutti i veicoli avversari, completare il percorso passando da tutti i Check-Point oppure semplicemente investendo tutti i civili presenti nella mappa prima che il tempo scadesse.
Non era solo la violenza però a rendere grande questo titolo, era anche la fisica di gioco e la possibilità danneggiare le auto in gara come mai si era visto prima, sì perché in Carmageddon gli urti andavano a modificare realmente la struttura del veicolo, rispettando la posizione di dove la macchina veniva colpita e variando la dimensione della crepa in base all’intensità di impatto, una cosa che oggi diamo per scontata e vediamo pressoché ovunque. Ma all’epoca non era così. Ma soprattutto Carmageddon aveva una forte componente ironica che rendeva i mattatoi in cui trasformavamo i circuiti, veramente spassosi e gradevoli. Ricordo ancora come venivano enunciati i tre livelli di difficoltà: Facile “come uccidere un coniglietto con l’ascia”, Medio “come una carneficina quotidiana” e Difficile “come baciare in bocca un cobra”.
A condire il tutto una dolce colonna sonora a cura dei Fear Factory. Per quanto riguarda il ritiro dal mercato di cui vi parlavo, il gioco venne reintrodotto in Italia sostituendo i civili con degli zombi e il sangue da rosso divenne verde, mentre in Germania venne distribuita una versione con robot al posto delle persone e totale assenza di sangue.
Questa restrizione vide la sua fine con l’avvento dello Splat Pack, espansione ufficiale del titolo che al suo interno conteneva una patch per la reintroduzione dalla versione violenta del gioco indipendentemente da quale territorio lo si giocasse (fatta la legge trovato l’inganno). Un prodotto decisamente di qualità considerato il contesto storico in cui si presentò a noi. Carmageddon ha avuto anche un sequel, Carpocalyps Now del 1998 e un recente remake per PS3 e PS4.
A cura di: Norrin Radd