Haggar, Guy e Cody. Vi dicono niente questi tre nomi? Sono, per i pochi eretici che non lo sapessero, i protagonisti di Final Fight, videogioco di genere picchiaduro sviluppato a fine anni ’80 da Capcom e pubblicato per numerose piattaforme, dall’arcade al Super Nintendo (questa forse la conversione più nota e meglio riuscita).
HAGGAR UNCHAINED
Teatro della lotta tra i nostri eroi e i cattivi di turno – un gruppo di malviventi che si riuniscono in una gang chiamata Mad Gear – è Metro City. Nel cuore della città e proprio sotto gli occhi del sindaco, Haggar stesso, viene rapita Jessica, sua figlia. Una mossa ardita e – col senno di poi – sbagliata, dato che Haggar non è certo il tipo che resta con le mani in mano. Le mani, piuttosto, le utilizza per sferrare sonori ceffoni a chiunque gli si pari innanzi. Si può dire a ragion veduta che Final Fight rappresenti una sorta di spartiacque tra i picchiaduro a scorrimento degli anni ’80, su tutti Double Dragon, e quelli della decade successiva.
La sua grafica era incredibile se pensiamo che correva l’anno 1989 e non il ’93-’94, periodo nel quale in effetti questo tipo di grafica era ormai sdoganata e accettata come “standard” minimo per ogni gioco che ambisse a conquistare i giocatori. Gli sprite grandi e definiti, le ambientazioni e le musiche di FF erano letteralmente da sballo e conquistavano ancor prima di aver concluso il primo livello e affrontato il primo boss finale. Insomma, possiamo dire a ragion veduta che Final Fight pose le basi per quel capolavoro che risponde al nome di Street Fighter 2.
MOSSE E GAMEPLAY DI FINAL FIGHT
Se bastasse il comparto tecnico per rendere un gioco un capolavoro, sarebbe forse troppo facile. Per far sì che un titolo entri nell’Olimpo dei videogiochi, serve che catturi, che coinvolga, che ti faccia venire voglia di giocarlo ogni volta che ne senti la voglia o ancor meglio, la necessità. In questo, Final Fight eccelleva. Le mosse erano azzeccate, dalle prese di Haggar ai calci volanti di Cody, senza dimenticare la velocità di Guy, acrobatico e letale quanto bastava. Nel suo complesso, il gioco era un inno agli anni Ottanta e a ciò che avevano rappresentato per tutti noi: elementi visti nel già citato Double Dragon e in film quali Karate Kid emergevano in ogni stage, al quale i giocatori venivano introdotti con musiche azzeccatissime e un sonoro rimasto nella mente di molti di noi.
In effetti Final Fight non introdusse nulla di nuovo o quasi: “semplicemente” perfezionò tutto quello che i giochi commercializzati in precedenza avevano portato all’attenzione dei giocatori, sempre più avidi di miglioramenti grafici e di gameplay. Le mosse speciali “gasavano” come non mai e, anche se non bisognava abusarne dato che toglievano un minimo di energia, risultavano utilissime nelle situazioni più caotiche e pericolose. Inutile dire che tutti i capitoli di Final Fight sono una presenza fissa nel nostro personale MAMEcab: per quanto i seguiti siano altrettanto belli, il primo capitolo della saga rimane senza dubbio il nostro preferito.
GENERE: Picchiaduro
ANNO: 1989
CASA DI SVILUPPO: Capcom
PUBBLICATO DA: Capcom
PIATTAFORMA: Arcade, SNES, Amiga, Amstrad CPC, C64, ZX Spectrum, GameBoy Advance, PlayStation 2
SUPPORTO: Cartuccia, CD-Rom
IL SUO SEGUITO È: Final Fight 2 (1993)