Gli anni ’90, a livello videoludico, sono stati caratterizzati da un proliferare di avventure grafiche sempre più belle, divertenti e graficamente sorprendenti. È il 1995 quando sugli scaffali dei negozi di videogiochi esce The Dig, punta e clicca nato da un’idea di Steven Spielberg, uno dei nomi più noti di Hollywood e geniaccio che ha firmato innumerevoli capolavori, da Guerre Stellari a I Goonies.
Trama The Dig
Sviluppato e pubblicato dalla LucasArts, già sulla cresta dell’onda per capolavori quali The Secret Of Monkey Island e Day Of The Tentacle, The Dig si differenzia dagli altri titoli dello stesso genere grazie a un’atmosfera molto meno scanzonata che lo rende meno leggero ma non meno divertente dei suoi predecessori. La storia inizia in un osservatorio spaziale situato nel Borneo: qui appare un enorme meteorite che minaccia di schiantarsi sulla Terra, con conseguenze nefaste per il pianeta e per la popolazione.
Il corpo celeste è soprannominato “Attila” e le autorità, tra cui la NASA, si mettono subito in moto per sventare la minaccia. A tale scopo organizzano una spedizione spaziale che deve prima esaminare e poi distruggere l’asteroide piazzando sulla sua superficie delle cariche atomiche. La spedizione fa capo a Boston Low, militare carismatico e avvezzo al comando: nella sua squadra ci sono anche Maggie Robbins, famosa giornalista sempre in cerca di uno scoop, e Ludger Brink, altezzoso geologo di fama mondiale.
I due astronauti che pilotano la navicella spaziale sono invece Ken Borden e Cora Miles. La missione si complica quasi subito quando, dopo aver piazzato gli ordigni, i nostri eroi si accorgono che Attila non è un corpo naturale, bensì una costruzione di origine aliena, cavo all’interno e pronto a partire verso destinazioni remote. Così avviene, dopo che i protagonisti azionano involontariamente un meccanismo che li porta su un altro mondo a loro sconosciuto. Fortunatamente in questo pianeta c’è ossigeno a sufficienza per respirare, per cui gli astronauti possono togliersi le tute spaziali e provare a ritornare a casa, nonostante l’area circostante appaia disabitata e non ci siano – così almeno pare – forme di vita. Ci sono però segni di una civiltà passata…
Nonostante sia uscito nel 1995, The Dig utilizza una grafica VGA a 256 colori, leggermente superata per l’epoca ma consona all’anno di uscita presunta del gioco, previsto inizialmente per il 1993. Nonostante sia in VGA, la grafica è molto curata e i disegni fatti a mano danno vita ad ambientazioni molto suggestive. I paesaggi sono colorati, caratterizzati e originali come si conviene a una bella avventura grafica. Il giocatore, grazie a tutti questi elementi, si cala perfettamente nell’atmosfera di un pianeta alieno del quale non si conosce nulla.
Dialoghi ed enigmi azzeccati
I dialoghi sono una delle novità maggiori di The Dig: si alternano tra cinici, drammatici e simpatici, ma non risultano comunque mai banali. In generale il gioco è meno leggero degli altri prodotti LucasArts, ma risulta godibilissimo soprattutto nella versione doppiata in italiano. L’interfaccia SCUMM non presenta i classici verbi/comandi visti nei titoli pubblicati prima di The Dig: gli oggetti dovranno essere raccolti e utilizzati direttamente nelle location in cui ci si trova al momento. Gli enigmi inizialmente sono piuttosto semplici e lineari, ma con l’andare del gioco il grado di difficoltà aumenta in maniera quasi esponenziale e occorreranno intuizione e pazienza per risolvere i puzzle e proseguire nell’avventura. A volte gli enigmi saranno quasi frustranti, come in ogni punta e clicca degno di tale nome, d’altronde.
A volte, per proseguire, dovrete mettervi in contatto con gli astronauti Robbins e Brink, che vi aiuteranno in maniera assai preziosa. All’inventario si accede cliccando sulla “i” che si trova in basso a sinistra nello schermo. In alternativa si potrà comunque utilizzare il tasto destro del mouse. Ogni volta che potrete interagire con un oggetto, quest’ultimo si colorerà di blu. Nota positiva è che potrete sempre e comunque andare avanti, anche se vi perdete determinati oggetti.
In conclusione
Buona la longevità, comunque minore rispetto ad altri titoli, e super intrigante la storia, che nulla deve invidiare ai vari Sam & Max e Indiana Jones, altri capolavori firmati Lucas. La colonna sonora e i suoni sono curati da Michael Land: entrambi contribuiscono a immergere il giocatore nell’atmosfera del gioco. Una piccola chicca che ha però riscosso meno successo di quanto abbiano fatto ad esempio i vari capitoli di Monkey Island. Forse proprio per questo The Dig non ha mai avuto un seguito. Peccato.
GENERE: Avventura Grafica
ANNO: 1995
CASA DI SVILUPPO: LucasArts
PUBBLICATO DA: LucasArts
PIATTAFORMA: MS-DOS, Mac OS, Microsoft Windows
SUPPORTO: CD-Rom, Steam
IL SUO SEGUITO È: –