Negli anni del suo massimo splendore, la software house Capcom ha sempre mostrato di gradire (e noi con lei) giochi ambientati in un medioevo fantastico, come testimoniano titoli quali Makaimura, Magic Sword e Black Tiger.
In questo contesto si inserisce perfettamente anche The King of Dragons, uscito nelle sale giochi nella primavera del 1991 ed in grado di conquistare fin da subito il favore dei videogiocatori. The King of Dragons si discosta, forse primo titolo in assoluto, dai canoni classici dei picchiaduro a scorrimento di allora, Final Fight su tutti. Una grande innovazione per la Casa di Osaka, che in TKOD proponeva ben 5 diversi personaggi selezionabili: il guerriero, il nano, il mago, l’elfo ed il chierico. Ciascuno aveva i propri punti di forza ma anche le proprie debolezze.
Conquistando punti, il giocatore poteva sviluppare le abilità e la forza del proprio personaggio con l’avanzare dei livelli. Anche le armi e lo scudo migliorano passo passo, dato che al termine di ogni stage si possono trovare bauli contenenti appunto armi o strumenti di difesa via via più potenti ed efficaci contro i nemici. Questi aspetti conferiscono grande spessore al gioco, ma le novità non finiscono qui. The King of Dragons vede una totale assenza di combinazioni di colpi o di mosse segrete.
Una scelta, quella di Capcom, a prima vista suicida ma che in realtà è assolutamente funzionale all’obiettivo che la Casa nipponica si era prefissa: creare il picchiaduro per eccellenza da giocare in compagnia. Sì, perchè a TKOD possono giocare fino a tre giocatori contemporaneamente. L’assalto alla fortezza del Signore dei Draghi, Gildiss, risulta leggermente meno arduo se si gioca in tre, dato che così facendo si ha la possibilità di combinare e sfruttare le caratteristiche di tre personaggi differenti.
Le strategie pertanto variano a seconda di chi sceglierete: se utilizzate l’elfo bersaglierete i nemici da lontano con il vostro arco, il guerriero come in goni gioco picchia forte, il mago sfrutta la magia, il nano può contare su rapidità e resistenza ed il chierico ha un mix di abilità, anche se predilige il combattimento ravvicinato. Le mosse sono poche ma proprio per questo ogni colpo inferto ai nemici è preciso e le risse guadagnano in profondità, con la possibilità (inedita al tempo) di parare i colpi avversari. Coinvolgimento, gameplay e divertimento sono assicurati!
Anche a livello tecnico The King of Dragons è veramente ben studiato: ogni dettaglio è stato studiato per coinvolgere il giocatore, a partire dai fondali, stupendi e curatissimi. Il mondo in cui si svolge The King of Dragons è di una bellezza quasi disarmante, da quanto evocativo è. Ancora oggi non sfigurerebbe: le rovine, le foreste, le torri ed i ponti ripropongono tutti quegli elementi fantasy cari agli amanti del genere, con i creatori del gioco che hanno ottenuto un risultato a nostro giudizio strepitoso. Un capolavoro, parlando di retrogames, non sarebbe tale se non vantasse una colonna sonora epica, in grado di accompagnare il giocatore per tutta la durata del gioco con un ritmo incalzante e sempre più coinvolgente.
In definitiva si può ben dire che The King of Dragons – Capcom (1991) è uno dei migliori prodotti della software house. Giocato in compagnia vi rapirà, letteralmente, e la voglia di farci una partitina ogni tanto non passerà mai, nemmeno dopo averlo finito.
GENERE: Picchiaduro a scorrimento
ANNO: 1991
CASA DI SVILUPPO: Capcom
PUBBLICATO DA: Capcom
PIATTAFORMA: Arcade, Super Nintendo
SUPPORTO: Cartuccia
Il SUO SEGUITO È: –