Nel panorama digitale attuale, la diffusione di video generati dall’intelligenza artificiale è diventata una realtà complessa da decifrare.
Con l’avvento di modelli avanzati come Sora 2 di OpenAI e il più recente Veo 3 di Google, i contenuti artificiali raggiungono livelli di realismo tali da sfidare anche gli occhi più esperti. Questa evoluzione tecnologica, se da un lato offre nuovi orizzonti creativi, dall’altro moltiplica i rischi legati a deepfake e disinformazione, rendendo fondamentale acquisire strumenti e strategie per riconoscere video manipolati.
Negli ultimi mesi, la capacità di generare video realistici attraverso l’intelligenza artificiale ha compiuto passi da gigante grazie a piattaforme come Sora 2, sviluppata da OpenAI, e Veo 3, il nuovo modello presentato da Google a I/O 2025. Questi strumenti permettono la creazione di clip video di alta qualità, talmente convincenti da risultare spesso indistinguibili da filmati reali, perfino quando includono audio sincronizzato e dettagli estremamente curati come movimenti facciali e intonazioni vocali verosimili.
Sora 2, lanciata recentemente su dispositivi Android in Nord America dopo un debutto di grande successo su iOS, consente di generare video iperrealistici di pochi secondi partendo da semplici prompt testuali. Il software integra una sofisticata comprensione del linguaggio naturale e riproduce con accuratezza movimenti di camera, illuminazione e texture. Tuttavia, proprio la capacità di riprodurre volti, luoghi e personaggi reali, compresi quelli scomparsi, ha sollevato importanti questioni etiche e legali, come il caso della figlia di Robin Williams che ha richiesto di cessare la diffusione di video “virtuali” del padre.
Parallelamente, Veo 3 di Google si distingue per la facilità con cui, tramite abbonamento Pro, consente di realizzare video completi di audio in pochi minuti. Anche se qualche imperfezione persiste, come errori di sincronizzazione o traduzione, la qualità complessiva rappresenta un salto significativo nella generazione automatica di contenuti audiovisivi. Entrambi i modelli applicano watermark visibili nei video creati, ma questi possono essere facilmente rimossi o ritagliati, complicando la verifica.
Strategie per identificare video deepfake e generati con AI
Con la diffusione di questi strumenti, la sfida più grande per utenti e aziende tecnologiche è imparare a riconoscere con efficacia i contenuti manipolati. OpenAI ha implementato sistemi di protezione nei suoi video generati con Sora 2, inserendo watermark dinamici e metadati di autenticità secondo lo standard C2PA (Content Authenticity Initiative). Questi metadati, consultabili con specifici strumenti di verifica, aiutano a tracciare la provenienza del file e a confermare che il video è stato prodotto da un modello AI.
Tuttavia, la rimozione o l’alterazione di watermark e metadati da parte di utenti malintenzionati complica la situazione, rendendo indispensabile un approccio multilivello. Oltre alle verifiche tecniche, è fondamentale affidarsi al proprio spirito critico: osservare attentamente i dettagli alla ricerca di “glitch” o anomalie visive come movimenti innaturali, soggetti o oggetti che spariscono o imperfezioni nelle immagini. Questi segnali, seppur sottili, rappresentano spesso indizi rivelatori di un contenuto creato artificialmente.
Un altro elemento da considerare sono le note dell’autore o le dichiarazioni volontarie che segnalano il carattere di video AI su alcune piattaforme. Nonostante non tutti gli utenti le utilizzino, quando presenti costituiscono una prova inequivocabile sull’origine del contenuto.

Responsabilità e normative in materia di (www.retogamplanet.it)
In Italia, la crescente diffusione di deepfake ha spinto le istituzioni a intervenire con una normativa pionieristica: dal 10 ottobre 2025, è in vigore una legge che introduce il reato di deepfake. Chi diffonde senza consenso video, audio o immagini falsificati che ledono la reputazione di una persona rischia da uno a cinque anni di reclusione. Questa legge rappresenta un importante passo avanti nel contrasto alla disinformazione e alla manipolazione digitale, ponendo l’Italia all’avanguardia in Europa.
OpenAI, da parte sua, riconosce la complessità della questione e sta lavorando per integrare sistemi di moderazione più sofisticati e controlli granulari per tutelare i diritti di chi è rappresentato nei contenuti generati. Sam Altman, CEO di OpenAI, ha annunciato l’introduzione futura di un meccanismo di “revenue sharing” per redistribuire parte dei guadagni ai detentori dei diritti che autorizzino l’uso dei propri contenuti, tentando così di equilibrare creatività, libertà d’uso e tutela legale.

L’evoluzione dei video generati dall’intelligenza artificiale(www.retogamplanet.it) 







