Manca ormai pochissimo alla data che segna la fine ufficiale del supporto per Windows 10, fissata per il 14 ottobre 2025.
Questo evento rappresenta una svolta importante per milioni di utenti e aziende che ancora utilizzano il sistema operativo di Microsoft, che dal 2015 ha dominato il mercato informatico globale. Nonostante l’uscita e la crescente diffusione di Windows 11, a fine 2024 oltre il 60% dei dispositivi Microsoft nel mondo utilizzava ancora la decima versione, secondo i dati aggiornati di StatCounter.
Microsoft, da parte sua, ha ribadito che dopo questa data non saranno più disponibili aggiornamenti gratuiti né assistenza tecnica per Windows 10, spingendo così gli utenti a valutare le opzioni per mantenere la sicurezza e l’efficienza dei propri sistemi.
Cosa comporta la fine del supporto per Windows 10?
Dal 14 ottobre 2025, i dispositivi con Windows 10 continueranno a funzionare normalmente, ma senza alcun tipo di supporto tecnico, aggiornamenti software o, soprattutto, aggiornamenti di sicurezza. Per gli utenti privati, l’assenza di assistenza tecnica non rappresenta un ostacolo immediato, ma il mancato rilascio di patch di sicurezza espone il sistema a rischi crescenti di vulnerabilità, malware e attacchi informatici. Per le aziende, la situazione è più critica, poiché il rischio di compromissioni della sicurezza diventa un fattore determinante per la continuità operativa e la tutela dei dati sensibili.
Per mitigare questi rischi, Microsoft offre un programma a pagamento chiamato ESU (Extended Security Updates) che consente di estendere la ricezione degli aggiornamenti di sicurezza fino al 13 ottobre 2026. Questo programma è rivolto soprattutto a chi non può aggiornare immediatamente a Windows 11, sia per questioni di tempo sia per limitazioni hardware.

Aggiornare a Windows 11: requisiti e procedure(www.retrogamesplanet.it)
Il passaggio a Windows 11 è gratuito per chi possiede una licenza attiva di Windows 10. Tuttavia, non tutti i dispositivi sono compatibili con il nuovo sistema operativo. Microsoft ha definito requisiti minimi piuttosto precisi, che includono:
- Processore a 64 bit, con almeno due core e frequenza di almeno 1 GHz;
- Memoria RAM di almeno 4 GB;
- Spazio di archiviazione minimo di 64 GB;
- Firmware UEFI con Secure Boot attivo;
- Modulo TPM versione 2.0 abilitato;
- Scheda grafica compatibile con DirectX 12;
- Display con risoluzione minima di 720p;
- Connessione a Internet.
Il requisito del modulo TPM 2.0 si rivela spesso il più problematico, poiché si tratta di un chip integrato nella scheda madre che non può essere aggiunto facilmente se assente. Sebbene esistano procedure non ufficiali per installare Windows 11 anche senza TPM e Secure Boot, queste soluzioni comportano un livello di sicurezza inferiore e potrebbero limitare gli aggiornamenti futuri.
Per verificare la compatibilità del proprio PC con Windows 11 è disponibile l’app gratuita PC Health Check, che fornisce indicazioni precise e immediate. Se il dispositivo rispetta i requisiti, l’aggiornamento può essere avviato facilmente da Impostazioni > Aggiornamento e sicurezza > Windows Update.
Alternative per chi non può passare a Windows 11
Non tutti gli utenti possono o vogliono aggiornare a Windows 11, soprattutto se il proprio PC non è compatibile. In questi casi, le opzioni sono limitate:
- Continuare a utilizzare Windows 10 senza aggiornamenti, una scelta sconsigliata soprattutto per motivi di sicurezza;
- Adottare il programma ESU a pagamento per estendere la protezione per un ulteriore anno;
- Passare a sistemi operativi alternativi come Linux, che offre distribuzioni user-friendly come Linux Mint, Ubuntu o Zorin OS, quest’ultimo particolarmente indicato per chi è abituato all’interfaccia Windows.
La migrazione a Linux può essere una soluzione valida e sicura, soprattutto per chi desidera mantenere un sistema operativo aggiornato e libero da costi di licenza, ma richiede una certa familiarità con ambienti diversi da Windows.